Tatuaggi: cosa c’è dentro i colori?

cosa c'è nell'inchiostro per tatuaggi Con il post di oggi andiamo un po’ a vedere i colori, o meglio, quali elementi ci sono nei colori solitamente usati per i tatuaggi.

La questione sta diventando sempre più pressante perché, di tanto in tanto, girano voci in merito alla presunta tossicità di questi.

Quali sono i colori per tatuaggi che fanno male?

Fortunatamente le normative di quasi tutti i paese si stanno uniformando, ma attenzione ai colori e agli inchiostri contenti elementi quali piombo, litio e rame.

Il piombo è il più pericoloso di tutti e può provocare anche danni neurologici, oltre a compromettere il sistema renale.

Gli stessi disturbi, sia pure in maniera più lieve, li provoca anche il litio.

Mentre gli effetti collaterali del rame sono irritazione e problemi alle vie respiratorie.

Come possiamo cosa c’è nel colore del nostra tatuaggio?

La normativa vigente impone di elencare gli ingredienti sull’etichetta. Il punto è che spesso non vengono, per motivi di brevetto, riportate le quantità.

E, come dicevano gli antichi: “E’ la dose che fa il veleno”. Va detto che, generalmente, si usano inchiostri e miscele che siano quanto più anallergiche possibili.

Elementi e colori

Molti tatuaggi di tipo permanente contengono delle concentrazioni, a volte anche massicce, di nichel e cromo, due sostanze che sono in grado di scatenare reazioni allergiche anche molto violente.
I due metalli servono a dare il rosso e il verde.

Per il blu si usa il Cobalto, un altro elemento pesante e che proprio atossico non è. Per ottenere altri colori si usano elementi quali il cadmio e lo zinco.

Per quanto riguarda il colore nero, sfruttiamo l’occasione per dire che nei tatuaggi, per ottenere il nero, NON si usa la china. Questa della china è una leggenda che va sfatata.

Agli animi più sensibili va detto però che per il nero, in qualche caso, si usano ossa incenerite di animali.
In molte altre tinte è presente invece la glicerina. Attenzione al rosso, che spesso contiene anche mercurio.

Discorso diverso, ma non meno complesso, va fatto per gli inchiostri di tipo vegetale.

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