Tatuaggi: in Gran Bretagna motivo di licenziamento – in Italia ipocrisia

tatuaggio lavoroIn Gran Bretagna, dove il mercato del lavoro è meno regolamentato, i datori di lavoro possono da tempo ricorrere al “licenziamento per tatuaggio”. Nel caso in cui un dipendente si presenti con vistosi tatuaggi che prima non c’erano, lo si può mandare via senza troppi problemi.

Situazione diversa in Italia, dove in assenza di una determinata normativa, i datori di lavoro sono costretti a fare le cosiddette carte false per liberarsi di un dipendente… troppo tatuato. Una gola profonda ha parlato con il Corriere della Sera, rivelando quello che era il più classico dei segreti di pulcinella.

Vediamo insieme cosa si sono detti, e com’è nei fatti la normativa in Italia e in Europa.

Una bugia per evitare l’assunzione

Quello che racconta l’addetto alle risorse umane di una importante società finanziaria di Milano è chiaro: nel caso in cui vi presentaste con tatuaggi vistosi per il più classico dei posti da colletto bianco, si dovrà trovare una scusa per non assumervi.

Una scusa, sì, dato che non c’è nessuna norma in Italia (e tantomeno nella UE) che consenta discriminazioni per quanto riguarda i tatuaggi, fatta eccezione per i corpi di polizia e dell’esercito.

Sarebbe illegale ma…

Sarebbe nei fatti illegale non assumere qualcuno perché questi si è presentato al colloquio con tatuaggi vistosi, e allo stesso modo i concorsi pubblici non possono discriminare in questo senso. Nella realtà però sono in molti tra i datori di lavoro a non accettare chi ha voluto abbellire il proprio corpo con un disegno, ricorrendo alle più disparate (e nei fatti incontestabili) scuse per liberarsi di candidati altrimenti modello.

L’unico campo di applicazione legale è quello dei corpi di polizia e dell’esercito, anche se in qualche articolo abbiamo già raccontato del polverone nato in quel di Bolzano quando il bando per qualche posto da Guardia Forestale impediva categoricamente a chi è tatuato di parteciparvi.

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