Tatuaggi indù, una guida completa

tatuaggio indù brahma, siva, visnu, ganesha, rama Cominciamo, con il post di oggi, ad avvicinarci ai tatuaggi correlati e collegati a una religione molto importante, molto diffusa, ma che, nondimeno, sembra a noi occidentali qualcosa di alieno.

Parliamo la religione indù, e del complicato pantheon di dei che vengono rappresentati nei tatuaggi però anche dalle nostre parti.

Induismo e le altre religioni

Nata essenzialmente nella valle dell’Hindo (o Indo), una zona individuabile oggi come compresa tra l’India occidentale e il Pakistan meridionale, essa è la più antica religione del mondo ancora praticata, più antica ancora dell’ebraismo e del cristianesimo, ed è la terza per numero di seguaci.

Le divinità indù

L’obiettivo di questo post non è una esegesi della religione indù, ma una brevissima descrizione del loro Pantheon, diciamo così.

Sorpresa sorpresa, anche gli Indù seguono e venerano una triade, la Sacra Trimurti composta da Brahmā, Śiva e Viṣṇu, rispettivamente il creatore, il distruttore e il ricostruttore.

Queste divinità fanno e disfano per mezzo degli avatāra, i principali tra questi sono gli eroi Rama e Krishna.
Questo in sintesi, perché l’induismo è molto, molto di più.

Le raffigurazioni delle divinità indù

Già, ma noi ci occupiamo di tatuaggi non di cose religiose. E i tatuaggi hanno bisogno di raffigurare qualcosa. E allora chiediamoci come sono raffigurate le divinità indù.

La raffigurazione principale di Brahmā è quella che figura la divinità con quattro teste, quattro facce, quattro braccia e quattro gambe, laddove ogni testa è intenta a recitare uno dei quattro Veda.
In ognuna delle mani, Brahmā regge qualcosa: un bicchiere, una sorta di rosario, un testo Veda e un fiore di Loto. Tuttavia ci sono raffigurazioni anche a otto mani.

Śiva, il distruttore dei mondi, è generalmente raffigurato nella posizione detta del loto, con due o quattro mani, ma sempre ha sulla fronte il fronte ha il terzo occhio, simbolo della coscienza più alta della Realtà e spesso in mano ha un teschio, simbolo del  samsara, ossia il ciclo della esistenza, delle vite e rinascite. E spesso alle spalle compare una vacca sacra, ma tutto in lui trasuda furore, sangue e violenza.

Viṣṇu, il ricostruttore, ha qualcosa come mille nomi, ma trattasi essenzialmente di una divinità benefica, rappresentata o sdraiata o con un bastone in mano, in una delle mani, a simboleggiare le forze elementari dalle quali scaturiscono e derivano le forze dell’universo, siano essere fisiche oppure mentali.

Altre rappresentazioni indù per tatuaggi

Come detto, la Trimurti opera per mezzo degli avatāra, numerosissime rappresentazioni delle divinità che possono comparire in forma animale (per esempio una tartaruga) o umana (l’eroe Rama).

Diverso è il discorso di Ganesha, raffigurato come un elefante antropomorfo con una zanna e quattro braccia. Esso non è un avatāra, bensì il figlio prediletto di Śiva.

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